lunedì 1 ottobre 2012

Paolo Sollier, il calcio che vorrei

Sulla copertina del suo libro autobiografico, "Calci, sputi e colpi di testa”, Paolo Sollier, attaccante del Perugia promosso in serie A, è ritratto con la barba, la maglietta rossa e il pugno sinistro al cielo. Milita in Avanguardia Operaia, porta in spogliatoio le poesie di Pavese. Vi racconteremo la sua storia nei prossimi giorni, per ora ci limitiamo a un assaggio dal suo libro.

“Tu contesti questo calcio” mi dicono “ma cosa proponi? Come strutturare il baraccone? Come condurre le società calcistiche?” Vuole un tecnico a capo della società e rappresentanti di tifosi e enti locali in consiglio.
“Più in là la società di calcio potrebbe addirittura entrare nel bilancio del Comune, come succede per i teatri stabili (però funzionando un po’ meglio). A capo di queste società un funzionari o comunale, e i giocatori che diventano dipendenti dell’ente locale, risolvendo così il problema del “dopo”. “Questo permetterebbe di ridurre gli assurdi guadagni dei calciatori professionisti, dando però in cambio una sistemazione ed una collocazione sociale. Inoltre, eviterebbe allo sport di diventare una palestra di qualunquismo ed individualismo, un’isola a parte.”


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