sabato 6 ottobre 2012

Barcellona-Real Madrid: molto più di un Clasico




Barcellona – Real Madrid non è mai stata una partita come le altre. Ma quella di domenica è il “Clasico” più carico di significati dal 1975, quando il Real Madrid arrivò al Camp Nou un mese dopo la morte di Francisco Franco.

Dopo la Guerra civile spagnola la lingua e la bandiera catalana furono abolite e alle società di calcio fu proibito di usare nomi non spagnoli. Queste misure indussero il club a cambiare denominazione in Club de Fútbol Barcelona e a rimuovere due delle quattro barre rosse dello stemma. Il Camp Nou restava l'unico luogo in cui si poteva inneggiare alla libertà della Catalogna senza incorrere nelle manganellate della Guardia Civil. Ma fino a quella partita del 1975 all'interno del Camp Nou tutti gli annunci pubblici sono fatti in castigliano. Nel primo Clasico post-franchista gli annunci e le scritte sui maxi schermi, introdotti per la prima volta in occasione di quell'incontro, saranno in catalano.

lunedì 1 ottobre 2012

Paolo Sollier, il calcio che vorrei

Sulla copertina del suo libro autobiografico, "Calci, sputi e colpi di testa”, Paolo Sollier, attaccante del Perugia promosso in serie A, è ritratto con la barba, la maglietta rossa e il pugno sinistro al cielo. Milita in Avanguardia Operaia, porta in spogliatoio le poesie di Pavese. Vi racconteremo la sua storia nei prossimi giorni, per ora ci limitiamo a un assaggio dal suo libro.

“Tu contesti questo calcio” mi dicono “ma cosa proponi? Come strutturare il baraccone? Come condurre le società calcistiche?” Vuole un tecnico a capo della società e rappresentanti di tifosi e enti locali in consiglio.
“Più in là la società di calcio potrebbe addirittura entrare nel bilancio del Comune, come succede per i teatri stabili (però funzionando un po’ meglio). A capo di queste società un funzionari o comunale, e i giocatori che diventano dipendenti dell’ente locale, risolvendo così il problema del “dopo”. “Questo permetterebbe di ridurre gli assurdi guadagni dei calciatori professionisti, dando però in cambio una sistemazione ed una collocazione sociale. Inoltre, eviterebbe allo sport di diventare una palestra di qualunquismo ed individualismo, un’isola a parte.”