307C. Dietro un codice da
provetta si nasconde uno dei tuffi più difficili previsti nelle gare dal trampolino e dalla piattaforma (coefficiente di difficoltà 3.5): il triplo e mezzo rovesciato raggruppato. È stato
introdotto nei programmi nel 1982. Uno dei primi a lavorarci su è
Greg Louganis. Finché prova i movimenti a terra, tutto ok. Ma la
prima volta che sale sulla piattaforma da 10 metri per tentarlo,
resta paralizzato dalla paura.
La paura l’ha
accompagnato praticamente per tutta la vita. I suoi genitori, papà
delle Samoa, mamma svedese, hanno 15 anni quando nasce. Dopo 8 mesi
lo danno in adozione a Peter e Frances Louganis. Ma Peter ha problemi con l'alcol e il loro rapporto è da subito problematico. Greg soffre di asma, di molteplici allergie: per
questo un medico propone alla famiglia adottiva di portare Greg a
danza. È dislessico, anche se non gli viene diagnosticato subito,
balbetta. A nove anni inizia a fumare e dopo poco a bere. Negli anni
dell’adolescenza soffre di depressione e tenta il suicidio.
Svilupperà anche l'ofidiofobia, la paura dei serpenti. E la cura nel miglior modo possibile: la affronta. Compra un boa, lo tiene a casa, gli dà da mangiare uccellini morti finché guarisce dalla sua fobia.
Svilupperà anche l'ofidiofobia, la paura dei serpenti. E la cura nel miglior modo possibile: la affronta. Compra un boa, lo tiene a casa, gli dà da mangiare uccellini morti finché guarisce dalla sua fobia.
A otto anni annuncia a sua madre di voler prendere lezioni di tuffi.
A nove i medici riscontrano che qualcosa non va nel modo in cui
stanno crescendo le sue ginocchia e gli suggeriscono di fermarsi. Li
ignora.
L'acqua lo salva. Nel 1975 incontra Sammy
Lee, medaglia d’oro nel 1948 e 1952. “La prima volta che l’ho
visto” ha detto al Guardian, “ho capito che, con il giusto coach,
Greg sarebbe potuto diventare il più grande tuffatore della storia”.
Lee inizia a lavorare con lui per preparare i Giochi di Montreal.
Nella finale dal trampolino soffre di mal di denti e arriva sesto.
Chiede aiuto a un dentista, ma teme i controlli antidoping e rifiuta
gli antidolorifici. Dalla piattaforma vince l’argento dietro Klaus
Dibiasi. “Fra quattro anni sarai tu al posto mio” gli sussurra il
campione italiano.
L’invasione sovietica
in Afghanistan e il boicottaggio Usa ai Giochi di Mosca impediscono
alla profezia di avverarsi. Ai Mondiali di Guayaquil, in Ecuador, nel
1982 è il primo a ottenere 10 da tutti i giudici in una grande
manifestazione internazionale.
L’anno successivo, si
presenta a Edmonton, ai Mondiali universitari, come uno dei pochi
tuffatori al mondo capace di eseguire il 307C. Di quei pochi, uno
solo è in Canada, il sovietico Sergej Šalibašvili che deve
eseguirlo subito prima di Greg.
Louganis sale sulla
piattaforma mentre Sergei si prepara a tuffarsi, ma sceglie di non
guardare. Perciò sente solo il grido di Greg e quello della gente:
“Non toccatelo, non toccatelo!”.
Šalibašvili ha sbattuto la
testa sulla piattaforma ed è caduto come corpo morto cade senza più
riprendere conoscenza. Louganis pensa all’incidente di Tbilisi del
1979, quando anche lui aveva sbattuto la testa durante il tuffo, ma
per sua fortuna la piattaforma era di legno e non di cemento.
Passa mezz’ora, e con
il sangue del rivale ancora sulla piattaforma, Louganis esegue quello
che è stato ribattezzato il Tuffo della Morte e lo completa
perfettamente. Nel 1984 vince due ori: dalla piattaforma chiude con
751.41 punti, oltre 100 in più del secondo; dal trampolino con
710.91, che è a tutt’oggi il più alto dall’avvento dell’attuale
sistema di punteggio. Ma è a Seoul, quattro anni dopo, che entra
nella leggenda.
Due ori, due segreti
Quando
Louganis arriva a Seoul, sono in pochi a conoscere il suo segreto:
Greg è gay. E decide di tenerne nascosto un altro. Ha una relazione
violenta con il suo business manager, Jim Babbitt, che lo picchia e
lo deruba minacciando di rivelare il suo segreto se dovesse
lasciarlo. Babbitt è sieropositivo. Sei mesi prima dei Giochi,
Louganis si sottopone al test e scopre di avere l’HIV. Il suo
medico, che è anche suo cugino, gli prescrive un farmaco
anti-retrovirale da prendere ogni quattro ore. Solo il suo coach, Ron
O’Brien, e pochi altri lo sanno. Non lo confessa nemmeno al
comitato olimpico Usa.
Come
è andata, è ormai scritto nei libri di storia dello sport. Nelle
qualificazioni per la finale dal trampolino, dopo otto rotazioni è
in testa con otto punti di vantaggio. Sbaglia la nona, il doppio e
mezzo ritornato raggruppato. Lo sbaglia a tal punto che sbatte la
testa sul trampolino.
Si apre una ferita. Sanguina. Il medico, James
Puffer, ha dieci minuti per ricucirgli la ferita. Interviene, ma non
ha i guanti. E non sa che Louganis è sieropositivo. Nel 1995, quando
farà l’annuncio pubblico in diretta tv, Puffer si sottoporrà al
test e risulterà negativo.
Quando
si ripresenta, per un tuffo con tre avvitamenti, il pubblico
trattiene il fiato. L’esecuzione è spettacolare: 87.12 punti, il
punteggio più alto della gara per un singolo tuffo. “Mi sono
ispirato a un mio amico” scriverà anni dopo, “Ryan White, un
ragazzo dell’Indiana malato di HIV che ha lavorato senza sosta fino
alla sua morte, nel 1990, per aumentare la visibilità dei malati di
Aids e avere più aiuti dal Governo”.
La
mattina dopo, per la semifinale e la finale, è un po’ teso. Ma non
ha troppi problemi. Solo al termine di uno degli undici turni, il suo
nome non è in cima alla classifica. La nona rotazione è
determinante, il doppio e mezzo con cui il giorno prima ha ottenuto
6.30 punti. In finale ne arrivano 76.50. Chiuderà con un margine di
25 punti sul cinese Tan Liangde.
Molto
più lottata la finale dalla piattaforma. Prima dell’ultima
rotazione, in testa c’è il cinese Xiong Ni, 14 anni, che avrebbe
vinto tre ori tra Atlanta e Sydney. Con l’ultimo tuffo ottiene
82.56 punti. Louganis ha bisogno della perfezione. E la trova. 86.70
punti che valgono l’oro con un margine di 1.14 punti. Quel giorno
Greg si ritira dalle scene. Per l’addio ha scelto il triplo e mezzo
rovesciato raggruppato, il Tuffo della Morte.
Nessun commento:
Posta un commento